IL CAFFÈ FA MALE? COSA DICONO LE EVIDENZE SCIENTIFICHE

È probabilmente la bevanda più apprezzata al mondo, e quasi tutti lo beviamo: per svegliarci, per accompagnare una chiacchierata o semplicemente perché è buono. Eppure si sente spesso dire che il caffè fa male. Anche i medici discutono da tempo delle sue conseguenze sulla salute, con opinioni diverse e timori relativi soprattutto al fatto che caffè e caffeina possano aumentare il rischio di cancro e di malattie cardiovascolari.

Negli ultimi anni gli studi scientifici sugli effetti del caffè si sono moltiplicati in maniera esponenziale. Le sostanze contenute in questa bevanda e le loro proprietà farmacologiche sono sempre meglio conosciute. E il risultato è che la fama negativa del caffè si va affievolendo, mentre emergono dati crescenti sul fatto che abbia anche proprietà benefiche.   

Allora, il caffè fa male alla salute oppure no? Cerchiamo di rispondere a questa domanda grazie al supporto delle evidenze scientifiche.

Il caffè fa male? Effetti del caffè sui diversi organi del corpo

Sistema nervoso

La caffeina è il più noto principio attivo del caffè, anche se in realtà questo alcaloide è presente in quantità inferiori anche in altri alimenti, come tè, cacao, cola, guaranà e mate. Si tratta di uno stimolante naturale. La caffeina agisce contrastando gli effetti dell’adenosina, un neurotrasmettitore che causa sonnolenza, e così migliorando i livelli di energia, l’umore e alcune funzioni cerebrali come memoria, attenzione e tempi di risposta. Questi benefici sono più pronunciati nel caso non si abbia dormito a sufficienza, tuttavia la caffeina non è in grado di compensare i problemi cognitivi derivanti da una carenza di sonno di lunga durata.

Il caffè inoltre (grazie al contenuto di caffeina ma anche di polifenoli antiossidanti come l’acido clorogenico e l’acido caffeico) ha proprietà neuroprotettive che ne determinano una certa azione di prevenzione nei confronti delle malattie neurodegenerative. È stata infatti dimostrata un’associazione tra consumo di caffè e rischio inferiore di Parkinson e Alzheimer. Chi beve caffè ha anche meno probabilità di ammalarsi di depressione.

A fronte di questi aspetti positivi, ci sono anche possibili effetti avversi sul sistema nervoso. Ben noto a tutti è il fatto che la caffeina può interferire con il sonno, allungando i tempi di addormentamento e riducendo la qualità del riposo. Può inoltre indurre ansia, specialmente nelle persone che già tendono a soffrirne e se assunta in quantità elevate (più di due tazzine di caffè per volta, o più di 4 nel corso della giornata).

Si tratta però di reazioni estremamente soggettive: c’è chi è molto sensibile alla caffeina e chi, al contrario, non ne è minimamente disturbato, con varie gradazioni nel mezzo. Probabilmente questa variabilità soggettiva riflette differenze genetiche nel suo metabolismo: un metabolismo più lento comporta effetti amplificati e più duraturi. A questo proposito un fatto poco noto ma significativo è che la pillola anticoncezionale rallenta molto il metabolismo della caffeina.

Importante sottolineare che la caffeina può creare dipendenza, per cui chi consuma abitualmente caffè può sperimentare, nel momento in cui smette di berlo, veri e propri sintomi di astinenza: mal di testa, spossatezza, sonnolenza, umore depresso, e in alcuni casi anche sintomi influenzali. Di norma questi disturbi durano 2-9 giorni, e si possono prevenire riducendo gradualmente il consumo di caffeina invece che interrompendolo di colpo.

Apparato cardiocircolatorio

Si è a lungo pensato che la caffeina fosse nociva per l’apparato cardiocircolatorio, ma gli studi scientifici più recenti hanno ribaltato la situazione. Non appare infatti nessuna correlazione tra consumo di caffè e attacchi cardiaci, malattia coronarica o ictus, né tra le persone sane né tra chi ha già sofferto di queste patologie in precedenza. Anzi: il caffè sembra avere addirittura un effetto protettivo, dal momento che è stato osservato che chi lo beve ha un rischio inferiore di sviluppare malattie cardiovascolari.

Vero che la caffeina ha, a breve termine, l’effetto di aumentare i livelli di adrenalina e la pressione sanguigna. Ma nel giro di una settimana di consumo regolare l’organismo sviluppa tolleranza e questo effetto scompare, anche se in alcune persone potrebbe non scomparire del tutto. Ad ogni modo, gli studi che hanno analizzato specificamente questo argomento non hanno trovato conseguenze significative del caffè sulla pressione, nemmeno nei soggetti ipertesi. Forse perché altri componenti, come l’acido clorogenico, contrastano l’azione ipertensiva della caffeina.

Un aspetto da tenere in considerazione è che la frazione lipidica (cioè grassa) del caffè contiene due sostanze, il cafestolo e il cafeolo, che aumentano i livelli di colesterolo. Quello che conta per l’effetto finale è la quantità di cafestolo e cafeolo che finisce nella tazzina: queste sostanze vengono trattenute dal filtraggio, e dunque la loro quantità è massima nei caffè non filtrati (come quello alla turca o alla francese), intermedia nell’espresso e nella moka, trascurabile nell’americano. Gli studi hanno verificato che il caffè non filtrato può effettivamente far aumentare il colesterolo, mentre quello filtrato no.

il caffè fa male?

Dimagrimento

Molti si chiedono se il caffè faccia dimagrire. La caffeina in effetti può ridurre l’appetito e stimolare il metabolismo di base, favorendo il dimagrimento. L’effetto però è piccolo (e naturalmente non bisogna aggiungere zucchero). Se vuoi perdere qualche chilo, meglio fare affidamento su altre strategie!

Diabete

Nonostante, a breve termine, la caffeina riduca la sensibilità all’insulina, il consumo abituale di caffè non sembra indurre insulino-resistenza. Al contrario gli studi mostrano che questa bevanda, anche nella versione decaffeinata, può ridurre il rischio di diabete. Questi dati suggeriscono che gli effetti negativi della caffeina sul controllo glicemico scompaiano con il consumo abituale, e/o che nel lungo termine siano superati dagli effetti positivi di altri componenti.

Cancro

I risultati di molti studi dimostrano che il caffè non aumenta il rischio di cancro. Al contrario, può avere addirittura un piccolo effetto protettivo nei confronti di alcuni tipi di tumore.

Fegato e cistifellea

Diversi studi mostrano che il caffè è salutare per il fegato. I polifenoli che contiene, grazie alla loro azione antiossidante e di regolazione del metabolismo dei grassi, proteggono quest’organo dai danni, con il risultato che i bevitori di caffè hanno meno rischio di sviluppare steatosi epatica, fibrosi e cirrosi. Il consumo di caffè inoltre protegge dai calcoli alla cistifellea.

Apparato gastrointestinale

Stomaco e intestino sono probabilmente, insieme al sistema nervoso, gli organi su cui i potenziali effetti negativi del caffè sono più pronunciati.

Il consumo di caffè stimola la secrezione di enzimi digestivi, acidi gastrici e bile, oltre ad aumentare la funzionalità della cistifellea. A seconda della situazione e della sensibilità individuale questo potrebbe avere conseguenze opposte sulla digestione, migliorandola oppure al contrario creando difficoltà digestive. E anche gli studi mostrano risultati discordanti: in alcuni casi il caffè ha dimostrato di indurre disturbi digestivi (specialmente nelle persone che già soffrivano di dispepsia), mentre in altri no. Bene quindi un po’ di cautela, e attenzione a valutare la propria personale reazione.

Prudenza anche per chi soffre di reflusso gastroesofageo, perché secondo alcuni studi il caffè potrebbe ridurre il tono dello sfintere esofageo e favorire quindi il reflusso.

Sembra invece che un moderato consumo di caffè (1-2 tazzine al giorno) non aumenti il rischio di sviluppare ulcera peptica. Da studi su animali emerge anzi che l’acido clorogenico contenuto nel caffè potrebbe avere un ruolo protettivo.

Per quanto concerne la motilità, il caffè non influenza il tempo di svuotamento dello stomaco né la motilità dell’intestino tenue. A livello del colon, invece, alcune persone avvertono un aumento della peristalsi da pochi minuti a mezz’ora dopo averlo bevuto. Altri invece non hanno alcuna reazione. Anche in questo caso, quindi, importante conoscere la propria reazione individuale.

La relazione tra caffè e malattie infiammatorie intestinali (colite ulcerosa e morbo di Crohn) è tuttora incerta. I dati disponibili sembrano indicare che il caffè non aumenti il rischio di sviluppare queste patologie, ma possa esacerbare i sintomi in chi già ne soffre; anche se alcuni studi puntano al contrario a un suo benefico effetto antinfiammatorio. Prudenza, quindi, per chi soffre di queste problematiche.

Ossa

Il caffè ha un effetto diuretico, che aumenta l’eliminazione urinaria di calcio, e inoltre tende ad acidificare i tessuti poiché il suo metabolismo produce acido urico. Questi dati fanno pensare che possa far perdere massa ossea e favorire l’osteoporosi. Tuttavia contiene anche antiossidanti, come l’acido clorogenico, che al contrario proteggono le ossa. L’effetto netto è che la maggior parte degli studi non hanno rilevato alcuna influenza del caffè sul rischio di osteoporosi; un potenziale effetto negativo è stato osservato solo nelle donne che bevono più di 4 tazzine al giorno.

Conclusioni

Negli ultimi anni gli studi sugli effetti del caffè sulla salute si sono moltiplicati, e indicano che il caffè non fa male come molti pensano. Al contrario, può avere un effetto protettivo nei confronti di molte malattie: dal diabete alle patologie cardiovascolari, dalle malattie del fegato a quelle neurologiche.

In linea generale, i dati scientifici indicano che per le persone sane il consumo di 3-4 tazzine di caffè al giorno (300-400 mg di caffeina) non dovrebbe creare particolari problemi e potrebbe anzi avere effetti positivi.

Necessaria prudenza, però, per chi soffre di problematiche gastrointestinali, per chi è particolarmente sensibile agli effetti della caffeina sul sistema nervoso, e per le donne in menopausa a causa di una possibile influenza sull’osteoporosi.

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