MICROPLASTICHE, SONO ANCHE NEL NOSTRO SANGUE

Le microplastiche sono, letteralmente, ovunque. Questi minuscoli frammenti di plastica (da quelli poco più piccoli di un millimetro a quelli mille volte più piccoli di un capello) sono stati trovati in tutti gli ambienti in cui gli scienziati li hanno cercati: dalla cima dell’Everest alle profondità degli oceani .

Nessuna sorpresa dunque che le microplastiche siano anche all’interno del nostro organismo. Le beviamo, le mangiamo, le respiriamo. Nessuna sorpresa ma molta preoccupazione, perché al momento nessuno sa quali siano le conseguenze sulla salute.

Gran parte delle microplastiche che ingeriamo vengono probabilmente eliminate con le feci (già alcuni anni fa sono state trovate in campioni di feci umane). Ma ora sappiamo per certo che dall’intestino possono anche essere assorbite e passare nel sangue. Ha fatto molto scalpore lo studio, uscito questo mese sulla rivista Environment International, che ha rilevato per la prima volta la presenza di microplastiche nel sangue del 77% delle persone analizzate.

Gli scienziati hanno prima dovuto sviluppare un metodo per individuare tracce di plastica nel sangue, dopodiché lo hanno utilizzato per analizzare campioni presi da 22 volontari. E 17 persone sono risultate positive.

Ora la domanda è se dal sangue le microplastiche riescano a passare anche nei tessuti e nelle cellule. Questo sembra molto probabile. Nei topi ad esempio è stato osservato che le microplastiche ingerite si accumulano nel fegato e nei reni. Ne è già stata riscontrata la presenza nella placenta di donne incinte.

Quali conseguenze?

Trasportate tramite il torrente circolatorio, le microplastiche possono in linea teorica raggiungere ogni angolo del nostro organismo. E poi? Quali sono le conseguenze sulla salute?

Non lo sappiamo ancora per certo, perché l’eventuale impatto delle microplastiche sullo sviluppo di malattie non è mai stato analizzato. Diversi studi però hanno esaminato l’interazione tra frammenti di plastica e singole cellule, dimostrando che le microplastiche hanno svariati effetti: stimolano una risposta immunitaria (quindi potenzialmente potrebbero scatenare allergie), provocano stress ossidativo, danneggiano la membrana delle cellule e possono anche provocarne la morte; mentre non sono stati finora osservati effetti genotossici, cioè di danno al DNA.

Microplastiche: da dove arrivano?

Ma da dove arrivano le microplastiche che finiscono nel nostro sangue?

Per la maggior parte, dicono gli esperti, dai milioni di tonnellate di rifiuti in plastica che ogni anno vengono dispersi in natura. Siamo riusciti a creare materiali pressoché indistruttibili ed eterni: e ne paghiamo le conseguenze. Una volta nell’ambiente le plastiche non scompaiono, ma semplicemente si frammentano in pezzi sempre più piccoli, che proprio grazie alle dimensioni microscopiche pervadono l’ambiente: le acque, l’aria e il suolo.

Ci sono poi le microplastiche primarie, che vengono cioè rilasciate nell’ambiente già in forma di microparticelle. Le fonti principali sono il lavaggio dei capi in fibra sintetica, l’abrasione degli pneumatici dei veicoli e le microparticelle aggiunte intenzionalmente a una serie di prodotti di uso comune: ad esempio cosmetici, detersivi, vernici, fertilizzanti e prodotti fitosanitari.

Dal 2020, in Italia è vietato commercializzare “cosmetici da risciacquo ad azione esfoliante o detergente” contenenti microplastiche. Si tratta dei cosiddetti microgranuli che fino a pochi anni fa si potevano trovare in scrub, dentifrici sbiancanti, detergenti e altro. Ma le microplastiche possono ancora essere presenti in altri prodotti, ad esempio nel makeup sotto forma di glitter.

Così, una volta disperse nell’ambiente, le microplastiche entrano nella catena alimentare—soprattutto a partire dal mare, che come ben sappiamo è letteralmente invaso da rifiuti in plastica—e attraverso gli organismi marini arrivano sulla nostra tavola. Le ritroviamo nelle nostre bottiglie d’acqua, oppure che escono dai nostri rubinetti. Respiriamo il fine particolato sospeso nell’aria. Il risultato è che, come è stato calcolato, ognuno di noi ingerisce ogni settimana 5 grammi di plastica, cioè l’equivalente di una carta di credito.

microplastiche

Cosa puoi fare tu

Il problema delle microplastiche è ovviamente molto complesso e non ci si può aspettare una soluzione rapida. È indispensabile però che cominciamo a muoverci nella giusta direzione: quella di smaltire la plastica in modo corretto e, ancor più decisivo, ridurne l’utilizzo. In questo senso ciascuno di noi può fare molto: ecco alcuni consigli.

Rifiuti

Dovrebbe essere ovvio, ma purtroppo non lo è: mai abbandonare rifiuti nell’ambiente! Compresi i filtri delle sigarette (sì, sono in plastica). La plastica va buttata nella raccolta differenziata.

Imballaggi

È un paradosso: abbiamo creato materiali indistruttibili e li utilizziamo soprattutto per oggetti monouso! È vero che, in Italia, da gennaio di quest’anno molti prodotti usa e getta in plastica sono vietati (non però i bicchieri: come la mettiamo con le macchinette del caffè?). Ma resta ancora l’enorme problema del confezionamento. La maggior parte della plastica che finisce nella nostra spazzatura proviene infatti da imballaggi di vario tipo, dalle bottiglie d’acqua alle buste per alimenti ai flaconi di detersivi.

Eliminare una parte di questi imballaggi è possibile, ecco qualche idea:

  • beviamo l’acqua del rubinetto oppure quella in bottiglie di vetro
  • quando usciamo portiamoci l’acqua da casa in borraccia: eviteremo di comprare bottigliette al bar o al distributore automatico
  • scegliamo ogni volta che è possibile prodotti sfusi o alla spina, dai fagioli ai detersivi
  • preferiamo cosmetici e detergenti contenuti in vasetti di vetro, e riscopriamo le saponette al posto del sapone liquido
  • per i più intraprendenti, l’autoproduzione (cosmetici, detersivi, orto…) elimina alla fonte il problema degli imballaggi.

Oggettistica

Esistono molti oggetti per cui è possibile scegliere alternative senza plastica, ad esempio:

  • utensili da cucina in acciaio, legno o bambù
  • contenitori per alimenti in vetro o metallo
  • infusori (invece di bustine) per tè e tisane
  • spugne vegetali (in cellulosa, luffa o fibra di cocco)
  • spazzolini da denti in bambù
  • scope e spazzole in legno
  • mollette da bucato in legno o metallo
  • borse per la spesa in cotone o juta (invece che fibra sintetica)
  • giocattoli in legno.

Naturalmente, se vogliamo sostituire gli oggetti in plastica con alternative plastic-free, aspettiamo che si rompano!

In altri casi possiamo eliminare dalla casa oggetti in plastica cambiando un poco le nostre abitudini, ad esempio utilizzando la moka al posto del caffè in capsule, la coppetta mestruale al posto degli assorbenti, i pannolini lavabili al posto di quelli convenzionali.

Abbigliamento

Evitiamo il più possibile le fibre sintetiche a favore di quelle naturali. Se ce la sentiamo, l’abbigliamento usato è senza dubbio l’alternativa maggiormente sostenibile. Prendiamola in considerazione almeno per i più piccoli, che devono cambiare guardaroba ogni anno!

Plastica riciclata

Quando è inevitabile acquistare prodotti in plastica, possiamo cercarli in plastica riciclata.

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