LE VIRTÙ DELL’ECHINACEA

Scopriamo le proprietà dell’Echinacea, la sua storia e i suoi utilizzi.

Quello dell’echinacea è un genere che comprende 9 piante erbacee originarie del nord America, con fiori simili a grandi margherite: fanno infatti parte della stessa famiglia della margherita, le Asteraceae o Compositae.
Le piante di questo genere utilizzate per scopi medicinali sono tre: Echinacea purpurea, Echinacea angustifolia e Echinacea pallida. Se ne utilizzano radici, foglie e fiori.

L’echinacea ha una lunghissima storia di utilizzo medicinale per una grande varietà di disturbi, principalmente infezioni e infiammazioni. È inoltre una delle piante più studiate dalla medicina moderna, sia in termini di composizione biochimica che di applicazioni cliniche, nonché tra le più vendute come integratore.

Le tribù indigene del nord America la usavano come antidolorifico, per il trattamento di malattie virali (raffreddore, influenza, vaiolo, morbillo, parotite…), dell’artrite, come antidoto contro i veleni, per cura delle ferite, contro dolori gastrici e intestinali. Nell’Ayurveda, la millenaria medicina indiana in uso ancora oggi, è considerata un rimedio immunomodulante utile per trattare le affezioni respiratorie; allo stesso modo la Medicina Tradizionale Cinese la utilizza per la prevenzione e il trattamento delle infezioni delle prime vie aeree.

Parallelamente, nella farmacopea ufficiale tedesca l’echinacea è approvata come terapia di supporto delle sindromi influenzali, delle infezioni respiratorie e delle infezioni urinarie; mentre il nostro Ministero della Salute la considera un rimedio utile per supportare le naturali difese dell’organismo, la funzionalità delle prime vie respiratorie e delle vie urinarie.

La composizione chimica dell’echinacea è estremamente complessa. Sono state rinvenute diverse classi di sostanze, ciascuna con particolari attività biologiche; ecco le principali:

Polisaccaridi: attualmente si pensa che siano i principali responsabili dell’azione immunostimolante dell’echinacea. L’echinacea contiene molti diversi tipi di polisaccaridi (fibre), dall’arabinogalattano ai fruttoligosaccaridi (FOS) all’inulina. Oltre alla nota funzione prebiotica, queste sono anche molecole cosiddette “di segnale”, cioè in grado di trasmettere informazioni tra le cellule dell’organismo. In particolare interagiscono direttamente con le cellule immunitarie, aumentandone l’attività. Differenti polisaccaridi possono avere azioni diverse e specifiche sul sistema immunitario: ad esempio stimolare la fagocitosi, migliorare la capacità dei globuli bianchi di uccidere i microrganismi fagocitati, indurre la produzione di citochine che a loro volta stimolano le difese immunitarie (puoi trovare maggiori informazioni sul funzionamento del sistema immunitario in questo articolo – CLICCA QUI). Di alcuni polisaccaridi è stata dimostrata anche un’azione antivirale.

Alchilamidi: sono considerate le più importanti sostanze antinfiammatorie dell’echinacea, anche in considerazione del fatto che hanno un’ottima biodisponibilità. Più di 20 diversi composti appartenenti a questa famiglia sono presenti nelle radici e nelle parti aeree di E. angustifolia ed E. purpurea, mentre sono praticamente assenti in E. pallida. Gli alchilamidi dell’echinacea sono stati e sono tuttora oggetto di moltissima ricerca. Isolati già negli anni ’80, nei primi anni 2000 si scopre che interagiscono con il sistema endocannabinoide. Si tratta di un complesso sistema biologico, individuato negli anni ’90 e ancora non completamente conosciuto, che sembra essenziale nel mantenere l’omeostasi del nostro organismo: interviene infatti nella regolazione di praticamente tutte le sue funzioni, tra cui umore, memoria, sonno, appetito e digestione, metabolismo, riproduzione e fertilità, controllo motorio, muscoli e ossa, pelle, nervi, fegato, sistema cardiovascolare, difese immunitarie. Gli alchilamidi dell’echinacea entrano in questo sistema legandosi al recettore endocannabinoide 2, che si trova principalmente nelle cellule immunitarie, ed è quindi sul sistema immunitario che esercitano prevalentemente la loro azione. È ben noto che l’attivazione del recettore cannabinoide 2 da parte di sostanze esterne produce effetti antinfiammatori, fenomeno che nel caso dell’echinacea è stato dimostrato in parecchi studi su animali e diversi modelli di infiammazione.

Composti fenolici derivati dell’acido caffeico (echinacoside, verbascoside, acido clorogenico e isoclorogenico, cinarina, acido cicorico…). Echinacoside è il composto fenolico principale di E. angustifolia ed E. pallida; è assente in E. purpurea, la quale contiene invece acido cicorico. Si pensa che siano poco biodisponibili a seguito di assunzione orale, quindi le loro proprietà sono probabilmente più rilevanti per l’uso esterno come antinfiammatori e cicatrizzanti.

Acetileni (poliacetileni e polieni). Si trovano principalmente nelle radici di E. pallida e sembrano avere, almeno alcuni di essi, una buona biodisponibilità. Di questi composti è stata analizzata e documentata principalmente l’azione antitumorale, ma sembrano avere anche proprietà antimicrobiche.

Olio essenziale. Sia le foglie che le radici delle diverse specie di echinacea contengono un complesso insieme di sostanze volatili dotate di proprietà antinfiammatorie e analgesiche.

Analizzando la composizione dell’echinacea si deduce che le sue principali proprietà sono quella immunostimolante e quella antinfiammatoria – ragion per cui viene definita un rimedio immunomodulante.
Oltre a migliorare le naturali difese dell’organismo contro virus, batteri e funghi, alleviando allo stesso tempo i sintomi dell’infezione, l’echinacea ha anche un’attività antimicrobica diretta: la sua capacità di inibire virus, batteri e funghi è stata dimostrata da diversi studi in provetta. Le potenzialità dell’echinacea nel trattamento delle infezioni sono state analizzate da un gran numero di studi clinici, per la maggior parte riguardanti prevenzione e trattamento del raffreddore e delle sindromi influenzali. Parecchi di questi studi hanno confermato l’efficacia di questa pianta; in particolare, se assunta ai primi sintomi può ridurre la durata e la severità dell’infezione.

Sorprendentemente, dalla ricerca degli ultimi anni emerge che l’echinacea può avere anche effetti ansiolitici. I principi attivi implicati sono probabilmente gli alchilamidi, alcuni dei quali sono attivi anche a livello del sistema nervoso centrale. Oggetto di studio è anche l’attività antitumorale.

Dagli studi clinici effettuati emerge che l’assunzione di echinacea non crea effetti collaterali: solo uno studio riporta, nei pazienti trattati con echinacea, un’incidenza di rash cutanei maggiore rispetto ai pazienti trattati con placebo. Devono usare cautela le persone allergiche ad altre piante della famiglia delle Asteraceae. Gli studi ne dimostrano la sicurezza anche in gravidanza e allattamento.

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